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Jodorowsky errante: viaggio nel cinema di Alexandro Jodorowsky

Indice

Introduzione
PARTE I – Il viaggio oltre lo schermo

  • Capitolo 1 – Le origini di una personalità in viaggio

Premessa metolodologia alla II parte

PARTE II – Un esempio paradigmatico: I viaggi della Montagna Sacra

  • La trama
  • Capitolo 1 – Tesi: il viaggio di Cristo
  • Capitolo 2 – Antitesi: Il viaggio alchemico
    • L’ars regia
    • Dissolvenza Incrociata
    • L’alchimia jodorowskiana
  • Capitolo 3 – Sintesi: Lo zen ovvero l’arte di viaggiare restando fermi
    • Sull’orlo del baratro
    • Lo Zen e i Koan
    • Il paradosso di Epimenide
    • Il valore del falso – l’arte come menzogna
    • La porta rossa
  • Filmografia
  • Bibliografia
    • Romanzi e Saggi di Alexandro Jodorowsky
    • Principali sceneggiature di fumetti di Alexandro Jodorowsky
    • Testi critici dedicati all’opera di Alexandro Jodorowsky
    • Recensioni ed articoli
  • Internet

Introduzione

“Può essere l’Inferno di Dante e l’Odissea,
Può essere l’Apocalisse e una favola,
Può essere la storia di un crimine e un’analisi dell’inconscio,
Può essere un film di avventure,
Una critica ai vizi della nostra società,
Una visione del mondo dopo la guerra atomica,
Un trattato di alchimia,
Oppure un lungo sogno…”

Testo della locandina di Fando y Lis, 1968

Così veniva promossa, in una brochure pubblicitaria, l’uscita del film Fando y Lis nel 1968. Raramente uno slogan promozionale è stato così dettagliato, densamente preciso e profondo nel presentare al pubblico non solo un film ma anche, e soprattutto, la personalità creativa che vi si celava.

Esso si snoda, infatti, in perfetto stile Panico1Movimento nato attorno alle personalità di Arrabal, Topor, Jodorowsky e molti altri negli anni sessanta. Rimandiamo per ulteriori approfondimenti ai capitoli ad esso dedicati, secondo una logica (e in questo caso sarebbe più corretto parlare di un’ “alogica”) che, per identificare il reale, procede sia attraverso una eliminazione di possibilità, sia attraverso la somma di affermazioni contraddittorie o apparentemente tali2

Riporto per maggiore chiarezza un passaggio di Panico e pollo arrosto di A.J. del 1964 in cui l’autore da un esempio di quella che ho definito “alogica” panica, una confusione di principi “logici che determina una risultante che “potrà bene non essere una definizione ma che sarà una struttura”:
A è A
A non è A
A è molti A
A non è A ma è stato A
A non è A ma era A
A non è A ma sarà A
A diviene A
A smette di essere A
A è il suo contrario
A non è il suo contrario
A non è uguale ad A
A non è A o il suo contrario
A è B
A è in A
A è fuori A
A è la digestione di A…
. “Il tutto è qualcosa di più della somma delle sue parti”3Sergej M. Ejzenštejn, Il senso del cinema, la citazione è dello stesso Jodorowsky ed effettivamente, è impossibile trovare una definizione che, come quella citata, racchiuda, protegga ed identifichi senza fallo l’uomo Jodorowsky. Un’entità che fugge (in senso tanto transitivo quanto intransitivo) una qualsiasi cristallizzazione della sua dimensione, che teme l’apparente sostegno della ratio, che nega per necessità o semplicemente per diporto4L’elemento ludico è intrinsecamente collegato all’ “uomo panico” per la sua forza eversiva (cfr. i saggi di Freud, Bergson, Bachtin o Pirandello sull’argomento) le leggi ufficiali e istituzionalizzate tanto della società quanto della natura.

È interessante sottolineare, come fa intelligentemente Massimo Monteleone5Cfr. Massimo Monteleone, La Talpa e la Fenice, Granata Press, Bologna, 1973, p. 23, la corrispondenza tra ogni definizione data nella brochure e le opere successive del regista: Tusk come un film d’avventure, Santa Sangre come storia di un crimine, La Montagna Sacra come una critica opaca e criptica della nostra società. È possibile reperire in nuce fra le trame di questo primo lungomentraggio6Inteso come prima vera produzione cinematografica le impronte di una personalità in perenne movimento?

Il problema che si pone a chiunque si accosti all’opera omnia jodorowskiana è quello di fare i conti con questa mancanza di appigli. Ci si gira, ci si rivolta, ci si stravolge nella vana ricerca di un sostegno, di una chiave di lettura, di una stringa interpretativa che consenta di “tradurre”7Rimanderei, a questo proposito, per l’accezione di questo vocabolo, ad un illuminante testo come Letteratura comparata, Yves Chevrel, Sovera, 1989, Roma, p. 16, ss; , facendole – in questo modo – proprie, le visioni alterate e alteranti di universi “assoluti”8Nel senso etimologico del termine , a se stanti, privi di significato (se si vuole) ma pieni di significanti.

Siamo, infatti, di fronte ad un pianeta solitario, che rinuncia, cioè, a qualsiasi astro gravitazionale; come un marinaio di altri tempi che ha rinunciato alla fedele e perenne guida della stella polare, il pianeta Jodorowsky si lancia negli infiniti e sconosciuti spazi siderali alla ricerca di quel “Tutto” che è imperscrutabile ad occhi abituati alle certezze della stori-fanta-mito-scienza occidentale. Misconosce i pianeti fratelli, rinuncia al sole che dà (e impone) luce, calore e certezze, straccia le vesti teatrali di cui si sono appropriati i numi, spoglia le eroiche e immobili statue delle certezze, bestemmia gli dei o il dio imposto dalle Istituzioni e venendo maledetto, tristemente felice, si avvia lungo l’ignota strada per Tar.
Jodorowsky, in sostanza, nega Newton. La forza di gravità, sostiene Alexandro, è uno stato mentale9. Parafrasando Il Giardiniere di ashbiana memoria. . Tutto dipende dal sole che scegliamo.

“ Ce qui est en bas” e “Ce qui est en haut”10 Letteralmente “Ciò che è in alto” e “Ciò che è in basso” entrambi disegnati da Moebius editi da Humanoïdes Associés sono due titoli che ci possono aiutare a comprendere meglio questo apparente paradosso. Due paradigmatiche sceneggiature di fumetti (quanto appare riduttiva tale definizione in questo contesto) appartenenti entrambi alla saga di Jonhn Difool. “Abbandonate ogni cognizione di «alto e basso» voi che vi approcciate a tali «testi» – sembra dire l’autore. “Non vi è scampo! La gravità non esiste…”. E l’impressione che si prova vivendo le avventure di questo antieroe è proprio questa. Ciò che ne rimane è una categoria psicologica del tutto particolare, personale, caratteristica di una mente originale e libera – si sarebbbe detto in altri tempi – che, proprio come un pianeta impazzito, rinuncia alla sua orbita prestabilita e preordinata (quanto valore hanno quei pre) e si inoltra negli apeiristici spazi siderali senza “peso”, né odore, sempre alla eroica ricerca del proprio significato nell’universo.

Questo il significato nascosto in quelle profetiche righe che caratterizzarono l’uscita del primo film di Alexandro Jodorowsky, Fando y Lis: otto righe che riassumono come in un trattato di alchimia, le leggi cosmiche di un universo, la ricetta di una pietanza appetitosa, gli algoritmi di una funzione, i precedenti di un processo, i referti di un coroner e i consigli di un amico. Forse, e sottolineo forse, un centro di gravità permanente lo abbiamo trovato. Proviamo a giustificarlo.

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