E si alza questo che dice…
No, in effetti, non si alza perché resta seduto sulla sedia accanto. Lì nel baretto fighetto che, io giuro sempre che non ci vado ma alla fine ci torno (e spiegare perché è tutta un’altra cosa e quindi non lo faccio e perché non lo faccio è spiegare tutta una seconda altra cosa che, a maggior ragione, non faccio e avanti così), insomma si alza senza alzarsi, come salisse sul soglio e pontifica:
“Tempo dieci anni e i libri moriranno.
Buon pranzo a tutti”.
Ok, questo non lo dice ma potrebbe dirlo perché pare che oggi si pontifichi così.
E innanzitutto capisco che parla di me che ho in mano l’ebook reader.
Ma prima di questo già so che comunque non ha capito nulla, esattamente come quello riccio coi capelli spiritati e gli occhialetti e il muso come di uno di quei cani che è proprio l’ultimo ad essere stato scelto al canile. Ché tutti quelli graziosi se li sono già presi, e tutti quelli passabili se li sono già presi e tutti quelli teneroni se li sono già presi e anche quelli sfigati, menomati con una zampa sola su tre, quelli guerci e quelli senza naso pure quelli se li sono già presi ma lui no. Lui non se l’è preso nessuno e così è diventato un guru dell’Internet e pure lui pontifica che nel 2035 avremmo tutti le antenne e che la politica italiana è stata rivoluzionata dalla Rete.
Ecco, quello del baretto non c’ha capito nulla tanto quanto questo.
E poi mi vien voglia di rispondergli.
E gli risponderei che i libri, quelli di carta, quelli con la copertina e la quarta di copertina, quelli non se ne andranno mai.
E non se ne andranno, con buona pace dei bibliofili, non è perché “vuoi mettere il ruvidìo della carta che scivola sotto il dito inumidito”, “l’odore inebriante della pagina fresca di stampa” o quella di stampa stagionata.
Non se ne andranno per una semplice ragione. Perché i libri, come oggetti di massa, oggi non sono fatti per essere letti.
I libri, oggi, sono fatti essenzialmente per tre cose.
- Arredare. Vuoi mettere quanto arreda una bella collezione Adelphi?
- Esibire. Hai visto quanto sono colto? Quanto ho letto? Quanto mi sono edotto?
- Ripagare. E questo, tra i tre è il motivo eticamente più digeribile. Perché ti pare che se io mi sono letto De Lillo o Franzen o Wallace o Proust o Tolstoj, insomma se mi sono letto milioni di parole e pagine e capoversi e paragrafi e capitoli io tutto lo sforzo che ho fatto lo voglio vedere. Io voglio una testimonianza concreta di quello sforzo e il libro con la sua impressionante mole cartacea con il suo pesantore materico e tutta la sua capacità di tenere in piedi un tavolo rotto o di occupare una posizione corposa di spazio fisico (e dunque mentale) quella soddisfazione me la da’.
E scusate se insisto. Su queste tre cose non c’è ebook che tenga. Non c’è formato elettronico che compensi. Possiamo essere digitali quanto vogliamo ma alla fine… le dimensioni contano.
Ecco questo gli avrei voluto dire.
Invece ho ordinato una spremuta anche se le arance al mattino sono oro, a pranzo sono argento, e alla sera sono piombo.
Via: Rillipick
Secondo me c’è anche una quarta osservazione. Il vintage non perde mai il suo fascino! 😉