Ben prima che nella infosfera del buon Luciano Floridi noi esseri umani siamo perennemente immersi nella fonosfera, quella di cui parla Maurizio Bettini, professore di Filologia classica all’Università di Siena, in un suo famoso studio.
La nostra vita è immersa nei suoni. Clacson di automobili, squilli di cellulari, un’infinità di rumori e voci umane della cui esistenza non ci accorgiamo neppure più. La nostra vita si svolge – all’interno di una vera e propria fonosfera. Ma qual era la fonosfera degli antichi? Di certo conteneva sonorità che noi abbiamo perduto, come il colpo di martello dei fabbri o il cigolio dei carri. Ancor più presenti, però, erano le voci degli animali, ossia ragli, nitriti, belati, grugniti, cinguettii, ma anche il caccabare delle pernici, il iubilare dei nibbi, il drindrare delle donnole. Per gli antichi queste voci predicevano il futuro e annunciavano le stagioni; mentre i canti degli uccelli, in particolare, erano capaci di resuscitare tracce di antichi miti e di fornire a musicisti e poeti uno straordinario serbatoio di “memorie sonore”. Questo libro è dunque un viaggio in un mondo di voci ormai mute per sempre. Voci di animali ma anche voci di uomini, come quelle di profeti e glossolalici, voci che non possiamo più udire perché il tempo le ha ormai inghiottite; ma la cui registrazione scritta, rintracciata in testi remoti e spesso poco noti, conserva immagini e memorie di grande fascino.
Voci – Antropologia sonora del mondo antico – Maurizio Bettini, Carocci editore, 2018
Quali rumori e suoni avresti ascoltato andando a spasso per Ostia Antica 2000 anni fa? Ecco un’ipotesi di soundscape che, quasi per gioco, abbiamo provato a immaginare insieme agli amici di Inklink: una sfida per niente banale e molto stimolante. Alzate il volume e buona passeggiata.