Trovato girovagando in rete, resto colpito dall’attualità di questo passo, tratto da: “I pregi di un difetto”, di Enrico Catellani – Roma, Tip. dell’Unione coop. editrice, 1907.
La scuola deve dare soprattutto, a chi vi consuma il periodo più giovane e fecondo dell’esistenza, un abito mentale che lo premunisca dal gran pericolo d’essere vittima inconsapevole d’un impulso di sentimento talora astutamente provocato e di giudicare colle frasi tutte le questioni più difficili. Tali impulsi irragionevoli, tali convinzioni non corrispondenti alla realtà, tali conseguenze logicamente dedotte nell’azione da una premessa completamente errata, costituiscono non solo una fonte di pratici errori, ma anche un pericolo permanente per la nazione. Pericolo tanto più grave quanto più sia democratica la costituzione politica e il popolo sia arbitro davvero dei propri destini. Poiché una tendenza errata, diffusa per contagio psichico nella moltitudine, può turbare in modo così disastroso la coscienza collettiva, da diventare una vera forza disgregatrice e nemica intrusa nel cuore della nazione.
Come mai può accadere che un’epoca tanto onorata, quant’è la nostra, dalla diffusione del sapere e dal rigore della ricerea, sia poi vittima così sovente di quelle frasi fatte che dello spirito scientifico sono la negazione più completa? Forse ne sono cause in parte la varietà e la complessità della vita moderna, che nel cittadino ha moltiplicato i poteri e lo responsabilità più rapidamente che non se ne aumentassero le nozioni concrete o se ne acuisse la prontezza dell’intuito. E ne deriva un attingere assiduo nella gran fucina dei «truismi » e dei sofismi, che pare alle menti ignare, eppur bisognose del riposo d’una convinzione, una farmacia fornita d’ogni specifico per le malattie del corpo sociale, un arsenale fornito d’ogni arma per difendere lo Stato dai suoi nemici.
Nell’universale fenomeno della divisione del lavoro, si accetta come una necessità, anche la divisione del lavoro intellettuale. Come ciascun gruppo ristretto d’industriali produce per la moltitudine, così vuol giudicare e concludere per la moltitudine ciascun gruppo di studiosi e di pensatori. E se questi, in tutto quanto riguarda la vita sociale o politica dello Stato, offrono alla nazione una sentenza
arbitraria, come se fosse la sintesi di una serie di verità o il risultato d’una esatta ricerca, la maggioranza delle coscienze inerti, e delle intelligenze accidiose l’accettano, e come a verità se ne ispirano gl’impulsi o le resistenze delle moltitudini. Così avviene che l’entusiasmo per il vero, deviato sovente al servizio dell’errore, abbia talora per tutto un popolo le conseguenze più disastrose.