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Il Bluetooth e il re danese dai denti marci

Il Bluetooth prende il nome da un re danese vissuto mille anni fa che aveva i denti marci e il suo logo è stato disegnato sulla base di due rune vichinghe. Ma era un nome provvisorio. Si sarebbe dovuto chiamare Personal Area Networking.

La tecnologia wireless che oggi utilizziamo per esempio per collegare gli auricolari senza filo o sbloccare i veicoli a noleggio non è un invenzione recente. Risale inventata alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.

In quel periodo le tre grandi aziende – Intel, Ericsson e Nokia – si incontrarono per discutere la standardizzazione del sistema di comunicazione fra dispositivi mobili e i PC. Era il 1996.

Come spesso accade, durante lo sviluppo di questa tecnologia serviva un un nome provvisorio e un ingegnere di Intel, Jim Kardach, proposse proprio Bluetooth. Tutti d’accordo fino al momento in cui non ne sarebbe stato trovato uno migliore.

Kardach aveva letto qualcosa sui Vichinghi del X secolo e, in particolare, era rimasto colpito dalla figura del re Harald Gormsson di Danimarca, detto “Bluetooth”, che regnò tra il 958 e il 986. Questa figura è ricordata per essere riuscita a stabilire un saldo controllo su tutta la penisola danese, estendendo il suo dominio anche in Norvegia.

I domini di Aroldo Dente Azzurro (in rosso) e dei suoi vassalli e alleati (in giallo), come descritti nell’Heimskringla, nell’Knýtlinga saga e in altre fonti medievali. (Immagine Briangotts – Opera propria – CC BY-SA 3.0)

“Era famoso – ha detto Kardach – per aver unito la Scandinavia proprio come noi intendevamo unire i PC e i cellulari attraverso un collegamento wireless a corto raggio”.

Ora, l’unificazione passò sicuramente attraverso sanguinose guerre di conquista ma certamente Harald creò un regno danese forte e interconnesso. Costruì importanti castelli in tutto il Paese e introdusse anche il cristianesimo.

La figura di Cristo nella pietra runica fatta incidere da Aroldo “Dente Blu”. (foto Wikipedida)

Su un’altra pietra runica eretta a memoria dei propri genitori, rimasta intatta fino ai giorni nostri, e divenuta una delle più importanti reliquie cristiane dello Jutland del Nord si leggono le seguenti parole, scritte in caratteri runici:

«Harald il re fece costruire questi monumenti a Gorm suo padre e Thyre sua madre, Harald che vinse tutta la Danimarca e la Norvegia e convertì i Danesi al Cristianesimo.»

Fu spodestato durante una ribellione guidata dal suo stesso figlio, Sweyn Forkbeard, che si fece re di Danimarca. Il figlio di Sweyn (e nipote di Harald), Cnut il Grande, avrebbe in seguito unito Inghilterra, Danimarca e Norvegia nell’Impero del Mare del Nord.

Ma da dove deriva il suo soprannome “Bluetooth”?

La prima attestazione si ritrova nel Chronicon Roskildense, una breve opera storiografica danese scritta in latino scritta nel XII secolo che tratta, indovinate un po’?, la storia della Danimarca.

Prima pagina del Gesta Danorum (Frammento di Angers,1208 circa) scritto da Saxo Grammaticus (immagine wikipedia – pubblico dominio)

Il suo nome è Harald Blåtand che letteralmente significa Harald Dente Blu (blå, cioè blu, e tand, dente). Le ipotesi sono diverse, tutte gustose. Le più divertenti sono quella che avesse un dente marcio più scuro degli altri; l’altra è che, essendo ghiotto di mirtilli, questi colorassero la sua dentatura; l’ultima, più plausibile per alcuni, è che il sovrano, in battaglia, fosse solito colorarsi i denti d’azzurro, com’era uso fra i suoi soldati. Di sicuro nella Genealogia del Regum Danorum, sempre XII secolo, si trova scritto che questo dente era “blu scuro o nero”. Insomma difficile sapere quanto e cosa sia vero.

Sweyn I di Danimarca anche conosciuto come Sweyn I Barbaforcuta (in danese Svend Tveskæg) – Particolare di una miniatura della metà del XIII secolo. Biblioteca universitaria di Cambridge, Ee.3.59, fol. 4r – Immagine Wikipedia

In ogni caso, quando arrivò il momento di lanciare ufficialmente la nuova tecnologia, due nomi erano in lizza: PAN (Personal Area Networking) e RadioWire. Ma PAN si rilevò un termine molto diffuso online e la ricerca del marchio RadioWire non è stata completata in tempo. Così, come spesso succede, il provvisorio diventa definitivo, e Bluetooth, il dente blu, rimase per il lancio e la tecnologia acquisì una popolarità così rapida che qualsiasi tentativo di cambiare il nome sarebbe stato inutile. Possiamo dire quindi che è stato un caso che il soprannome di un re danese millenario sia diventato il nome di una tecnologia rivoluzionaria.

Il logo Bluetooth si basa sulle rune vichinghe utilizzate all’epoca del regno di Harald. Combina le rune delle sue iniziali – ᚼ (H) e ᛒ (B) – in una sorta di firma stilizzata. Sia chiaro, Harald non ha mai usato questo simbolo; si tratta di una creazione completamente moderna.

Cosa avrebbe detto Re Harald se avesse saputo che mille anni dopo la sua morte le persone di tutto il mondo avrebbero usato il suo soprannome piuttosto dispregiativo come termine per la tecnologia wireless? Sono questi gli imprevedibili colpi di scena della storia.

Forse è ancora più strano che le rune vichinghe, che non sono state utilizzate per centinaia di anni, siano ora presenti su milioni di dispositivi in tutto il mondo. In effetti, le iniziali di Harald sono probabilmente a un passo da voi in questo momento…

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